Tipologie di Lambrusco: quali sono e come riconoscerle

Tutti abbiamo, almeno una volta, sentito parlare se non assaggiato un Lambrusco, ma sappiamo davvero quanti tipi ne esistono e come riconoscerli?

Quello che è risaputo è che il Lambrusco è il vino italiano più famoso e venduto all’estero. Sarà per le sue vivaci bollicine rosse, per la sua versatilità d’abbinamento o per l’allegria che porta in ogni tavola ma la cosa certa è che ha conquistato generazioni di consumatori. Ma non tutti conoscono i molti segreti del Lambrusco, a partire dalle varietà e denominazioni.

Le tipologie di vitigni di Lambrusco

Di Lambrusco non ce n’è uno solo, ma ne esiste una grande varietà, così come numerose sono le tipologie di vitigni appartenenti alla grande famiglia dei Lambrusco. Oggi se ne contano 12 in produzione – tra cui Marani, Sorbara, Grasparossa, Maestri, Oliva, Foglia Frastagliata, Viadanese –, a cui si aggiungono uve tipiche della tradizione emiliana che entrano a far parte del processo produttivo, come l’Ancellotta.

Ognuna di queste uve ha un carattere preciso e distintivo che connota il profumo, il colore e il gusto del vino.

Le varie tipologie di Lambrusco nella maggior parte dei casi non vengono vinificate separate ma vengono ”mescolate” per creare blend in cui prevale il carattere di una o la personalità dell’altra. 

Se all’assaggio siamo colpiti per la freschezza floreale e la spiccata acidità, è probabile che nel calice ci sia un vivace Lambrusco Sorbara. Il Salamino ci conquisterà, invece, per la sua briosità ed intensità di frutto, mentre il Lambrusco Grasparossa ha forte personalità, un corpo più deciso e un’interessante trama tannica. Il Marani è espressione di un perfetto equilibrio sensoriale;  per finire, il Maestri si farà notare per l’intensità di colore al calice.

La provenienza geografica del Lambrusco

C’è poi un altro elemento fondamentale per scegliere e comprendere un Lambrusco ed è la provenienza geografica. Questo vino è simbolo dell’emilianità:  ha il suo cuore tra le provincie di Modena, Reggio Emilia e Parma. Per tradizione, oltre che per caratteristiche del territorio e dei terreni, in queste zone sono prodotti vini a volte molto diversi fra loro. E questa eterogeneità va moltiplicata per il numero di cantine, che danno la loro impronta e interpretazione enologica ai propri Lambrusco.

Se percorriamo la provincia di Modena troveremo una prevalenza di vini in purezza, ovvero Lambruschi monovarietali di uve Sorbara, di uve Grasparossa o di uve Salamino. Nell’area reggiana, invece, tradizionalmente il Lambrusco è il risultato di sapienti blend creati soprattutto con uve Marani, Salamino o Grasparossa, vitigni diffusi tra la pianura e le colline della provincia. Diverso ancora il Lambrusco prodotto dalle cantine di Parma: qui facciamo l’esperienza di uno stile più setoso, in cui l’acidità e la struttura tannica lasciano spazio al residuo zuccherino che garantisce una piacevolezza di beva più morbida.

Questo quadro ci fa capire come di fronte a noi si apra un’infinita varietà di esperienze sensoriali, gustative e di abbinamento. Si potrà conoscere pienamente il Lambrusco solo quando si deciderà di intraprendere un lungo viaggio nei segreti del vino più famoso del mondo.

Turismo enogastronomico: un Emilia di meraviglie e sapori. Com’è andata nel 2022?

L’Italia è conosciuta in tutto il mondo per le sue tradizioni culinarie ed è meta di viaggi enogastronomici sia per gli stranieri, sia per gli italiani stessi. Gli eventi legati al settore food & beverage, ma anche la semplice curiosità di visitare una cantina o un ristorante particolare, possono essere motivo per trascorrere un weekend o più giorni in giro per le regioni italiane.

Il legame tra territorio e prodotto è da sempre molto forte in Italia e conoscere il contesto in cui nascono i cibi che mangiamo è essenziale per poterli capire e apprezzare a fondo. Per questo molti turisti sono attratti dai luoghi dove le materie prime nascono e vengono lavorate. Diverse realtà hanno rafforzato il rapporto già stretto tra i propri prodotti e la regione geografica in cui essi vengono preparati o lavorati. Anche per Cantine Riunite l’identità territoriale, l’emilianità e il legame con la tradizione sono parte integrante della propria proposta enologica.

Ma scopriamo com’è andato il turismo enogastronomico in Italia nel 2022.

I vini e i prodotti tipici italiani come principali fonte di interesse

I vini e i prodotti alimentari Made in Italy, per tradizione e qualità, sono apprezzati sia dagli italiani, sia dagli stranieri: secondo il rapporto di Coldiretti, il 58% dei nostri connazionali  si dice interessato al turismo enogastronomico, mentre il 17% sostiene di scegliere la destinazione dei propri viaggi proprio sulla base del cibo e dei prodotti tipici.

Questo interesse lo si riscontra anche nell’acquisto di esperienze online: sono numerose ormai le persone che comprano per sé o regalano esperienze enogastronomiche, come una visita in cantina o una degustazione.

L’enoturismo in Italia

Anche l’enoturismo, ovvero tutte le esperienze di viaggio legate strettamente al vino e alle cantine, è ormai un fenomeno dai grandi numeri. I wine lover e gli appassionati scelgono spesso di visitare vigneti e cantine e di fare una degustazione, tanto che il 71% delle esperienze offerte in ambito vinicolo si legano proprio a queste attività. Ci sono però anche altri eventi più particolari che attirano l’attenzione dei turisti, come i pic-nic o le cene in vigna, i pranzi in cantina e via dicendo. Non parliamo solo di esperti in materia, grandi appassionati o ristoratori, ma anche di persone curiose che vogliono saperne di più sul mondo del vino: dalle uve ai processi di produzione.

 

 

Turismo enogastronomico in Emilia Romagna

L’Emilia Romagna, con la sua forte tradizione gastronomica e vinicola, è sicuramente una delle regioni italiane più attraenti per chi ama la cucina e il vino, tanto che qui si trova la Food Valley.

Questo primato è dovuto anche all’elevato numero di prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta), difficilmente riscontrabile in altre regioni. A ottenere queste sigle tanti straordinari prodotti tipici emiliani che tutti noi abbiamo assaggiato almeno una volta. Solo per citarne alcuni:

  • Parmigiano Reggiano
  • Prosciutto di Parma 
  • Aceto Balsamico tradizionale di Modena e di Reggio Emilia
  • Culatello.

Tra le specialità emiliane non possiamo non menzionare il vino. Il territorio dell’Emilia Romagna, infatti, è storicamente adatto, per condizioni geografiche, alla coltivazione della vita.

Tra tutti, la bandiera dell’emilianità di cui è diventato simbolo, il Lambrusco. Questo vino, dall’inconfondibile carattere frizzante, nasce a partire da diverse tipologie di uve. Infatti di Lambrusco non ce n’è solo uno. E diverse sono le denominazioni nelle diverse province.   C’è per esempio il Reggiano DOP: vino rosso dal colore più o meno carico, a seconda della tipologia di uve utilizzate, e un profumo intenso, che varia dal fruttato al floreale. Il sapore cambia molto sulla base delle tipologie, andando da secco ad amabile ma ha sempre delle caratteristiche inconfondibili: è frizzante e vivace, fresco e leggero

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